L'addio del calcio e della città al suo "dottore"

TERAMO – Una sciarpa dei tifosi della mitica Curva Est sulla bara e un passaggio proprio sotto a quella gradinata, breve ma intensa e commovente. Anche, anzi soprattutto, a Gaetano ‘Nino’ Bonolis è stata riservata la paserella per coloro che hanno lasiato un segno nella storia della squadra cittadina: il feretro del ‘dottore’ ha lasciato la città diretta verso il camposanto di Cartecchio non prima di aver salutato lo stadio Comunale, quell’impianto che per quasi 40 anni è stata la seconda casa del medico sociale del Teramo calcio. La Cattedrale si è sciolta in un lungo, doppio applauso, quando la salma è stata salutata dalle parole intense delle nuore e poi lungo l’uscita dalla chiesa, accompagnata da don Aldino e dai famigliari, la moglie Maria Dea e i figli Alessandro e Paolo. Tra due ali di folla, di cittadini comuni e di vecchi e nuovi campioni, tutti quelli che sono passati per le sue ‘mani’, assistiti, recuperati e rimessi in campo per il bene di quella squadra che doveva vincere. Da Piccioni e Pulitelli a Bucchi e Petrella, da Ercole De Berardis a Luciano Campitelli, da Romano Florimbi a Lupo e Minguzzi, D’Eustacchio e De Angelis e poi i politici, gli amministratori, gli amici, i tantissimi amici e i colleghi, della Medicina sportiva, della Federazione medici sportivi, delle società e del ‘suo’ Teramo calcio in divisa ufficiale. Sul feretro di Bonolis, la cui conoscenza e frequentazione di anni ci lascerà il ricordo di una persona allegra, sempre disponibile alla battuta, appassionato del Teramo e della Juve, retto, discreto e onesto, anche gli ultrà hanno voluto lasciare il loro rispettoso segno: la sciarpa biancorossa Devil’s e una maglia, di quel biancorosso che Nino portava cucito addosso.